La respirazione pranica di André Lysebeth

03/05/2019
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Il Prâna obbedisce al pensiero. In altre parole il pensiero concentrato consente d’assorbire una quantità accresciuta di prana.

Una delle scoperte più notevoli degli Yogi, che da sola giustificherebbe la pratica e lo studio dello yoga, è che il Prana obbedisce al pensiero.

Tutto questo come accade? Vediamolo insieme…

Prendere aria

Proprio come i detti e i proverbi, le locuzioni più banali celano sovente una saggezza insospettata da quelli che se ne servono.

Così, dicendo che si va a prendere aria, si indica che si va fuori a respirare aria pura, in contrasto con l’aria chiusa dei locali abitati.

Ora, questa espressione dovrebbe essere intesa alla lettera, poiché noi dovremmo veramente “prendere” aria invece di accontentarci di inspirarla quasi passivamente, come è generalmente il caso dell’”homo domesticus” (non ditemi che per caso voi conoscete esemplari di homo sapiens!).

Noi, civilizzati sedentari, persino quando ci troviamo all’aria pura della campagna e respiriamo, o ci sforziamo di respirare, alla maniera degli yogi, (cioè durante respirazioni complete) inspiriamo sì l’aria, ma non la prendiamo.

Qual’è la differenza?

Per l’animale selvatico che vive nella natura, come per l’uomo primitivo, l’aria ambientale è per noi un elemento indispensabile alla vita, ma inoltre veicola un’infinità di informazioni e di messaggi provenienti dal mondo esterno.

In realtà, il nostro senso olfattivo, confrontato con quello degli animali, è atrofizzato.

Per quanto riguarda gli animali, senza citare il cane poliziotto, il cui fiuto non cessa di meravigliarci, l’aria racchiude un mondo di sensazioni e di messaggi.

E’ tutta vibrante di effluvi: l’odore della preda nascosta nell’erba alta della savana, o quella del nemico in agguato.

Quelli che vanno a caccia grossa in Asia o in Africa sanno perfettamente che il vento porta il loro odore alla selvaggina e gli dà l’allarme; così, per avvicinarsi alla loro vittima,devono tener conto della direzione del vento.

Quanto a noi, il nostro senso olfattivo ci serve solo ad annusare gli odori di cucina o i profumi artificiali, raramente i fiori. Certo, nella metropolitana è preferibile che il senso olfattivo non sia ben sviluppato…

Ma torniamo al nostro “prendere aria”…

Inspirando, l’animale prende possesso dell’aria tramite le narici, che, spesso, sono mobilissime.

Osservate le narici del rinoceronte allo zoo o dell’umile coniglio domestico: esse captano attivamente l’aria.

Certe popolazioni rimaste vicine alla natura (per esempio in Africa) mostrano che l’uomo “naturale” anch’esso, “capta e palpa” l’aria con le sue narici, e lo fa molto attivamente.

Le ali del naso hanno piccoli muscoli che, in noi, rimangono inattivi, ma che possiedono una gran mobilità in quegli uomini che vengono definiti selvaggi. A ciascuna inspirazione, le loro narici si dilatano per realizzare una vera pressione d’aria.

Facciamo dunque la prova di questa respirazione.

Cominciamo a respirare normalmente, che ciò avvenga in respirazione ordinaria o nella respirazione yoghica completa. Le narici rimangono praticamente immobili.

Poi, inspiriamo profondamente ed energicamente, rilasciando le ali del naso. Constateremo che la suzione dell’inspirazione tende ad avvicinare le ali del naso e a ridurre così il passaggio offerto dalle narici all’entrata dell’aria. Succede persino che una narice si blocchi completamente sotto l’effetto di questa suzione.

Proviamo ora a “prendere” aria.

Inspiriamo allargando le ali del naso mediante una trazione dei muscoli destinati a questo scopo (nell’espirazione occorre rilasciarli).
Poche inspirazioni effettuate in questa maniera ci permetteranno di constatare che l’aria entra assai più facilmente, in più grande quantità e in maniera più equilibrata (quindi attraverso le due narici, cosa che dal punto di vista dell’assorbimento del prâna è estremamente importante).

Prendere aria allargando le narici del naso facilita non soltanto l’entrata di una accresciuta quantità di aria, ma dirige anche attivamente la corrente d’aria, che penetra nelle conche turbinate del naso, verso le zone tappezzate da terminazioni nervose tra le più sensibili.

Le terminazioni nervose delle conche turbinate del naso, incaricate di analizzare e di identificare gli odori, sebbene atrofizzate rispetto a quelle dell’animale che vive in un mondo di sensazioni olfattive diverse, rimangono nonostante tutto di una sbalorditiva sensibilità.

Il nostro naso è una vera antenna pranica.

L’allargamento delle narici modifica la forma di imbuto costituita dalla parte inferiore della nostra appendice nasale e guida l’aria inspirata verso le zone delle fosse nasali ove queste terminazioni nervose sono più numerose, là dove gli yogi situano il nostro più importante captatore di prana.

Sembrerebbe che questa particolare disposizione delle narici scateni, per via riflessa, una modificazione per gradi di tutto l’apparato respiratorio a cominciare dalle narici, forse persino dei bronchi, senza escludere che la sua influenza si estenda addirittura agli alveoli polmonari. L’apparato respiratorio, connesso intimamente al sistema nervoso, costituisce sotto parecchi aspetti un tutto organico.

Esattamente come il fatto di mordere un frutto provoca nella bocca un getto di saliva e scatena progressivamente reazioni in tutto il tubo digerente, persino là dove il nutrimento non è ancora direttamente penetrato (lo studio dei riflessi condizionati della scuola di Pavlov ha dimostrato che i succhi gastrici vengono secreti contemporaneamente alla saliva), così l’ammissione attiva dell’aria scatena meccanismi nervosi che influenzano l’assorbimento d’aria in tutti i livelli dell’apparato respiratorio: in questo modo, un odore nauseabondo blocca immediatamente tutti i processi respiratori.

In mancanza di dati scientifici recenti e precisi nel campo particolare di queste reazioni a cascata, a cominciare dalle fosse nasali, disponiamo, per sostenere questa affermazione, di un esempio assai noto: lo starnuto.

Una irritazione di fondo minima delle terminazioni nervose delle fosse nasali (polvere, pepe, gas irritante) provoca per via riflessa una risposta globale di tutto l’apparato respiratorio.

Il meccanismo, una volta messo in moto, non può più essere fermato da nulla.

Questa reazione (dello starnuto) implica una brusca contrazione del diaframma e una partecipazione di certi muscoli del volto. Ciò prova che una debole stimolazione locale può provocare una reazione globale di tutto l’apparato respiratorio, questa reazione essendo sproporzionata allo stimolo.

Nella prensione attiva dell’aria attraverso le narici non si tratta di una reazione brutale, ma al contrario di una sensazione euforica di apertura sul mondo esterno.

Tutto ciò avviene come se l’allargamento delle narici condizionasse la ricettività di tutto il sistema respiratorio durante l’inspirazione.

Allenatevi quindi durante i vostri esercizi respiratori a respirare attivamente allargando le ali del naso.

La percezione del passaggio di aria fresca nelle narici diviene così assai migliore e favorisce incontestabilmente l’indispensabile processo di assorbimento d’aria e di prâna.

Va da sé che è impossibile respirare in questo modo durante tutta la giornata, ma esercitandosi regolarmente a prendere aria in questo modo, con l’aiuto dell’addestramento, le ali del naso ritroveranno la loro mobilità.

Col tempo, l’abitudine ancestrale, persa nel processo di domesticazione che noi chiamiamo pomposamente “civilizzazione”, si ristabilirà almeno parzialmente in un qualsiasi momento della giornata e persino della notte.

Anche se la modificazione è impercepibile, essa può comportare – senza voler essere troppo ottimisti – un accrescimento del 10% della quantità d’aria inspirata.

Ora, al ritmo di 18 espirazioni al minuto, alla fine dell’anno ciò rappresenterebbe 500.000 litri d’aria supplementari che sarebbero penetrati nei polmoni per vivificarne le cellule.

Fate delle prove contraddittorie, alternando la maniera normale di respirare e la respirazione con prensione attiva d’aria: prestissimo vi convincerete dell’efficacia di questo tipo di respirazione.

Vi accorgerete anche che soltanto questa prensione attiva d’aria rende la respirazione agevole, armoniosa ed equilibrata: ciò è augurabile in qualsiasi circostanza, ma particolarmente durante gli esercizi di prânyâma.

Se la natura ha dotato il nostro corpo di muscoli, questo é certo perché ce ne serviamo.
Ed è così che praticando lo yoga… si può rendere muscoloso il naso e addirittura dire: ” ho troppo respirato, mi sono stancato il naso! “.

Estratto da “Prânayâma: la dynamique du souffle” di André Lysebeth

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